Il primo incontro con la preistoria più antica avvenne in occasione degli scavi ai Cùei di Baratù (Sabbio Chiese). La grotticella, oggetto delle ricerche, si apre nel fianco sinistro della valletta delle Pule, sul versante nord-occidentale del Monte Magno. Il toponimo designa in realtà un più ampio complesso di anfratti naturali correnti lungo un potente banco di conglomerato. La cavità presenta attualmente un’ampia imboccatura e uno sviluppo in profondità del ramo maggiore limitato a non più di quindici metri. L’esposizione ideale al sole sorgente e la prossimità di un torrente, il Preàne, suggerirono, e non a torto, la possibilità di uno stanziamento dell’uomo in epoca antica. Due deludenti sondaggi furono aperti nel 1962 sulla soglia della cavità, mentre nell’argine che cade nella sottostante mulattiera fu identificato uno strato nerastro che diede una serie di frammenti ceramici, lame di selce a sezione trapezoidale e una cuspide finemente ritoccata. Tali evidenze suggerirono la prosecuzione delle ricerche, articolate in due campagne condotte nel 1963 e 1964. Il materiale ceramico recuperato è di certo pertinente ad epoche assai distanti fra loro nel tempo: una fase molto avanzata dell’età del Ferro, il Bronzo Antico per la cuspide in selce e nel caso di un grande recipiente troncoconico con orlo a unghiate e presette a lingua, ricostruito da circa 130 frammenti recuperati sotto due grossi massi di crollo, possibilmente, secondo Paolo Biagi, ad un momento iniziale dell’età del Rame.