Dos de la Rocchetta – Rasine (2004-2005, 2010)

 

Dal 2004 si sono tenuti interventi di scavo sul Dos della Rocchetta, in località Rasine in comune di Sabbio Chiese (BS). Il sito, individuato nell’inverno del 2003 da Angelo Lando, membro del Gruppo Grotte Gavardo, è caratterizzato da un deciso rilievo roccioso posto nei boschi che dall’area di Monte Magno degradano verso la conca di Sabbio. La prominenza presenta il lato settentrionale e quello meridionale scoscesi a precipizio; il fianco orientale è costituito da uno sperone di roccia su cui corre l’unica via agevole d’accesso, mentre quello occidentale si presenta più dolce ed è scandito da vari terrazzi naturali. Tutta l’area è caratterizzata dall’emersione di superfici calcaree piuttosto tenere che sono contrassegnate da fenomeni erosivi di tipo carsico, con grotte, piccoli ripari, inghiottitoi e grossi frammenti di roccia ormai distaccati dal corpo principale.
Fin dal primo sopralluogo l’area presentava caratteristiche molto particolari, come la decisa presenza di manufatti metallici, in gran parte bronzei, integri o frammentati o, in misura minore, con tracce di esposizione al calore, e la diffusione di piccoli frammenti di ossa combuste. Per quanto riguarda l’età del Ferro, i materiali più antichi, al momento tutti integri, sembrano inquadrabili nel  V sec. a.C. come la fibula di tipo Certosa o il pendaglio a tre anelli, decorato a tacche sui bordi e con tre incavi in corrispondenza della congiunzione degli anelli. Al I o al II sec. a.C. potrebbe rimandare la moneta in argento, rientrante nelle cosiddette dracme padane, mentre tra il I sec. a.C e il I sec. d.C si colloca la gran parte di reperti metallici, sia bronzei che ferrei, costituiti da fibule, spirali, pendagli, ecc.
Si possono segnalare varie fibule sia di tradizione retica che celtica, come le numerose fibule del tipo Timoline, forse meglio definibili come valsabbine, oppure le fibule con arco trilobato. Accanto a questi elementi di tradizione indigena compaiono poi elementi più strettamente legati alla romanizzazione (monete, chiavi etc.). Ancora da interpretare è la presenza di centinaia di piccoli chiodi a borchietta in ferro dispersi in gran parte dell’area.
Il sito di Dos della Rocchetta si presenta per quanto riguarda le sue fasi dell’età del Ferro come un’area di culto dove particolari oggetti preziosi venivano dedicati alla divinità (?). Mentre i materiali più antichi sono integri, spesso i materiali del I a.C e del I d.C. si presentano frantumati e in pochi casi con segni di esposizione ad alte temperature. Questo fatto fa ricordare appunto i complessi alpini denominati Brandopferplätze, a cui possono rimandare  anche i numerosi frammenti, anche minuti, di ossi combusti e i non numerosi frustoli sparsi di carbone. Mancano i tradizionali strati nerastri ricchi di carboni e i focolari, anche se il forte dilavamento che ha subito l’area potrebbe averne cancellato le tracce.