L’area del Lucone è costituita da uno dei più conservati tra i bacini inframorenici che costellano l’anfiteatro morenico del lago di Garda. Si tratta di un’ampia conca, ora in gran parte bonificata, un tempo occupata da un piccolo specchio d’acqua. Le caratteristiche ambientali, unite ai numerosissimi nuclei di affioramento di materiali antichi, fanno di questa località un complesso di notevole importanza per lo studio delle dinamiche insediative dell’età del Bronzo.
Il Lucone era già in parte noto nell’800, ma fu in pratica riscoperto agli inizi degli anni ’60 da Isa Marchiori, un’insegnante di Polpenazze. Proprio su sua segnalazione, il Gruppo Grotte Gavardo iniziò ad occuparsi dell’area, e, con l’autorizzazione della Soprintendenza, avviò tra il 1965 e il 1971 cinque campagne di scavo, dirette naturalmente dal maestro R. Simoni. Questi scavi portarono alla luce ampi tratti dell’insediamento e una grande messe di reperti archeologici. Tra i quali si può ricordare la celebre piroga e le numerose tavolette enigmatiche.
L’ultima indagine al Lucone avvenne più di dieci anni dopo, nel 1986, in occasione di un intervento di emergenza, eseguito sempre dal Gruppo Grotte e diretto da G. Bocchio.
Il Gruppo ha comunque sempre svolto un’attività di controllo sull’area, organizzando surveys e cercando di porre un freno alla continua diaspora dei materiali prodotta dai numerosi raccoglitori non autorizzati.
Il bacino del Lucone, dopo una fase neolitica testimoniata nella zona C, è stato abitato con continuità da un momento iniziale del Bronzo Antico a una fase avanzata del Bronzo Medio. Col Bronzo Medio avanzato il bacino sembra subire una forte contrazione del proprio popolamento.
Durante l’ampio periodo di frequentazione (2200 – 1300 a.C. circa) il bacino è stato interessato non da uno, ma da più abitati in ambiente umido, presumibilmente di tipo palafitticolo o su bonifica. Una suddivisione topografica proposta da G. Bocchio ripartisce l’area in cinque zone, contrassegnate con le lettere A, B, C, D, E, che potrebbero grossomodo corrispondere ad antichi insediamenti. Alcune di queste zone, e nella fattispecie la zona A, risultando però piuttosto estese e morfologicamente articolate, saranno probabilmente passibili di ulteriori suddivisioni. La zona C è databile al Neolitico Recente, mentre le zone A e B si presentano come aree pluristratificate comprendenti sia fasi di Bronzo Antico che di Bronzo Medio. La zona D presenta invece due fasi insediative inquadrabili in un momento iniziale dell’Antica età del Bronzo. Recenti surveys organizzati dal Museo di Gavardo hanno individuato elementi culturali anche nell’area E del bacino, complicando ulteriormente il quadro.
Nel 2007 il Museo ha ripreso le ricerche al Lucone di Polpenazze nella zona D.