Corna Nibbia
Il riparo sottoroccia di Corna Nibbia è stato individuato da S. Vallini, ed è stato oggetto di scavo dal 2000 al 2012 da parte della Soprintendenza e di questo Museo (M. Baioni), rivelandosi una sorta di compendio della storia dell’occupazione umana della media Valle Sabbia, dal III millennio a.C. al Medioevo. Particolarmente importanti sono la fase di utilizzo funerario nell’età del Rame e la fase insediativa dell’Antica età del Bronzo. Nell’età del Rame il riparo ha ospitato un’area funeraria simile a quella di Riparo Cavallino, caratterizzata anche in questo caso dal rituale delle sepoltura secondaria collettiva.
Il sito è caratterizzato da un’alta parete di roccia, visibile da lontano, una sorta di segnacolo che marca in modo evidente il territorio, e presenta un’ampia piattaforma costruita, in corrispondenza di una nicchia nella parete rocciosa, con massi e pietre di varia pezzatura che ricordano quella di riparo Valtenesi a Manerba.
L’area sepolcrale è poi suddivisa in differenti recinti in pietra che contengono ossa umane e ricche offerte. Tra le ossa sono documentate tracce di deposizioni di cibo sia di origine animale che vegetale. L’area esterna ai recinti presenta tracce di focolari, di zone di lavorazione della pietra e di dispersione di resti umani. Il sito sembra continuare più a nord, ma le ricerche devono essere ultimate.