Monte Covolo
Il Monte Covolo, un rilievo che domina Villanuova sul Clisi con le sue pendici occidentali caratterizzate da alte pareti rocciose, è dal 1972 sinonimo di una delle più importanti sequenze stratigrafiche per la ricostruzione della Preistoria dell'Italia settentrionale.
Il sito fu scoperto da Sergio Persi e indagato nel biennio 1972-73 da Lawrence H. Barfield dell’Università di Birmingham, e, successivamente (1993-1994, 1998-1999) da Raffaella Poggiani Keller della Soprintendenza.
Il Monte vide diverse fasi di occupazione: una presenza mesolitica nei ripari sottoroccia, a cui seguì nel Neolitico tardo l’impianto dell’abitato sulle pendici nordoccidentali, che sarebbe perdurato fino alla Media età del Bronzo. Sulla cima del monte è presente un luogo di culto dell’età del Ferro.
Nelle varie fasi abitative rimase un abitato di versante strutturato in terrazzamenti naturali ed artificiali, posto al controllo dell’imboccatura della valle e non lontano dagli affioramenti di selce posti sul monte. In genere le case erano di forma rettangolare, sorrette da pali, con pareti di rami intrecciati ricoperte da argilla e con tetto in paglia. Nei livelli neolitici è documentato un interessante rito di fondazione, con una fossa contenente una tazzina rovesciata, colma di materiale carbonizzato. Per l’età del Rame abbiamo esempi di case seminterrate con canalette di fondazione.
Particolarmente importanti sono i dati riguardanti l’età del Rame, tanto che Monte Covolo per decenni fu l’unico abitato noto per quest’epoca in Italia Settentrionale. In questo periodo infatti le modalità di occupazione del territorio cambiarono: le comunità controllavano grandi spazi, utili per la pastorizia, all’interno dei quali si formarono dei centri di aggregazione, come aree di culto o estese necropoli.